IL PAPA AGLI ARTIGIANI DI CONFARTIGIANATO: “LE MACCHINE REPLICANO, VOI INVENTATE

15 Febbraio 2024

Il lavoro manuale rende partecipe l’artigiano dell’opera creatrice di Dio”.Porteremo sempre con noi queste parole che Papa Francesco ci ha rivolto all’Udienza di sabato 10 febbraio in Sala Paolo VI. È stata una giornata straordinaria per ognuno di noi, per i seimila partecipanti e per Confartigianato.
Emozione e gioia si leggevano sui volti dei presenti. I nostri valori hanno brillato. Il discorso del Santo Padre è stato illuminante e ci conforta sulla nostra visione.Il Santo Padre ci ha indicato, con mirabile ed efficace sintesi, l’essenza del nostro essere artigiani e piccoli imprenditori, i valori che esprimiamo nell’agire quotidiano: vediamo la bellezza nella materia inerte, le diamo forma e la portiamo nel mondo per abbellirlo e “rispondere ai bisogni della gente”.
È proprio questo l’impegno che contraddistingue la nostra partecipazione a costruire uno sviluppo economico e sociale sostenibile e a misura d’uomo.A cominciare dal rapporto con la tecnologia, con quell’intelligenza artificiale che oggi domina il dibattito pubblico e che ci interroga sui limiti, innanzitutto di natura etica, da porre al suo utilizzo e di cui parleremo anche il prossimo 19 marzo a Pesaro in occasione della terza Giornata della cultura artigiana.
Confartigianato è per l’affermazione del primato dell’Intelligenza Artigiana e le parole del Santo Padre ce l’hanno materializzata: le mani, gli occhi, i piedi e il cuore. Per noi lo strumento tecnologico è un mezzo per realizzare ciò che la creatività è capace di ideare. La spinta all’innovazione delle nostre imprese si intreccia sempre con la tradizione manifatturiera, con le radici della cultura produttiva del nostro Paese e in questo modo esprime l’eccellenza del made in Italy sui mercati internazionali. Il messaggio del Papa ci incoraggia proprio in questa direzione quando afferma: “L’uso delle tecnologie ha accresciuto le possibilità del settore, ma è importante che non finiscano per sostituire la fantasia dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Le macchine replicano, anche con una rapidità eccezionale,mentre le persone inventano!”.

Siamo grati al Santo Padre per aver rappresentato l’opera dei nostri imprenditori, talvolta non abbastanza valorizzata nella capacità di offrire alle persone occasioni per esprimere competenze e talento.Quel talento che noi ci impegniamo a far scaturire tra i giovani, a forgiare nei lavoratori tanto preziosi per le nostre attività ma che purtroppo oggi fatichiamo a trovare.Papa Francesco ha voluto spronarci a non desistere dalla nostra ‘vocazione’naturale a insegnare un mestiere, a trasmettere competenze, a creare opportunità di inclusione anche per le persone fragili e in difficoltà.È un insegnamento che incoraggia la propensione dei nostri imprenditori ad essere solidali, attori di integrazione sociale, a coltivare e diffondere la passione per realizzare prodotti e servizi belli e ben fatti, a manifestare concreta generosità, a considerare il lavoro un ‘ponte’ tra generazioni.Tutto questo è possibile proprio perché nell’artigianato e nelle piccole imprese contano le persone che vivono nelle comunità, le animano, con l’obiettivo di produrre valore per la società, costruire un futuro senza lasciare nessuno indietro e dove il profitto deve sempre essere conseguito nel solco della mutualità e delle reti di relazioni, requisiti indispensabili per sentirci veri artigiani.
L’incontro con Papa Francesco, le esortazioni che ci ha rivolto, rafforzano le nostre responsabilità di Organizzazione di rappresentanza.
E questo è il modello di ecologia umana, di imprese sostenibili che Confartigianato si impegna a sostenere, mettendo a loro disposizione l’indispensabile supporto di competenze per potenziarne le capacità e renderle sempre più protagoniste nella transizione green, nella tutela dell’ambiente, nel risparmio ed efficienza energetici, nell’economia circolare, nella riqualificazione urbana e del territorio, nel miglioramento della qualità della vita.

Il Discorso del Santo Padre all’udienza con Confartigianato

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sono contento di accogliervi così numerosi, imprenditori e rappresentanti della Confederazione, venuti da ogni parte d’Italia. Saluto il Presidente e tutti voi che fate parte di Confartigianato.
Nata nel 1946 sulle ceneri della seconda guerra mondiale, la vostra Associazione ha contribuito alla rinascita e allo sviluppo dell’economia nazionale. In questi decenni l’artigianato ha conosciuto notevoli trasformazioni, passando dalle piccole botteghe ad aziende che producono beni e servizi anche su larga scala. L’uso delle tecnologie ha accresciuto le possibilità del settore, ma è importante che non finiscano per sostituire la fantasia dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Le macchine replicano, anche con una rapidità eccezionale, mentre le persone inventano!
Le vostre attività valorizzano l’ingegno e la creatività umana. In particolare, vorrei sottolineare quanto il vostro lavoro sia connesso con tre membra del corpo: le mani, gli occhi e i piedi.
Le mani. Il lavoro manuale rende partecipe l’artigiano dell’opera creatrice di Dio. Fare non equivale a produrre. Mette in gioco la capacità creativa che sa tenere insieme l’abilità delle mani, la passione del cuore e le idee della mente. Le vostre mani sanno realizzare moltissime cose che vi rendono collaboratori di Dio. Dice il Signore: «Come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani» (Ger 18,6). Benedite e ringraziate il Signore per il dono delle mani e per il lavoro che vi consente di esprimere. Sappiamo che non tutti hanno questa fortuna: c’è chi sta con le mani in mano, c’è chi è disoccupato e chi è in cerca di occupazione. Tutte situazioni umane che hanno bisogno di essere guarite. A volte capita anche che le vostre aziende siano in ricerca di personale qualificato e non lo trovino: non scoraggiatevi nell’offrire posti di lavoro e non abbiate timore a includere le categorie più fragili, ossia i giovani, le donne e i migranti. Vi ringrazio per il contributo che date per abbattere i muri dell’esclusione verso chi ha gravi disabilità o è invalido magari proprio a causa di un incidente sul lavoro, verso chi è tenuto ai margini e sfruttato. Ogni persona va riconosciuta nella sua dignità di lavoratrice e lavoratore. Non tarpiamo mai le ali ai sogni di chi intende migliorare il mondo attraverso il lavoro e servirsi delle mani per esprimere sé stesso.

Gli occhi. Le mani, adesso gli occhi. L’artigiano ha uno sguardo originale sulla realtà. Ha la capacità di riconoscere nella materia inerte un capolavoro prima ancora di realizzarlo. Quello che per tutti è un blocco di marmo, per l’artigiano è un elemento di arredo; quello che per tutti è un pezzo di legno, per un artigiano è un violino, una sedia, una cornice! L’artigiano arriva prima di tutti a intuire il destino di bellezza che può avere la materia. E questo lo avvicina al Creatore. Nel Vangelo di Marco Gesù è definito «il falegname» (6,3): il figlio di Dio è stato artigiano, ha imparato il mestiere da San Giuseppe nella bottega di Nazaret. Ha vissuto per diversi anni tra pialle, scalpelli e attrezzi di carpenteria. Ha imparato il valore delle cose e del lavoro. Il consumismo ha diffuso una brutta mentalità: la mentalità dell’“usa e getta”. Ma il creato non è una somma di cose, è dono, «un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode» (Enc. Laudato si’, 12). E voi artigiani ci aiutate ad avere occhi diversi sulla realtà, a riconoscere il valore e la bellezza della materia che Dio ha messo nelle nostre mani.

I piedi. Le mani, gli occhi… e ora i piedi. I prodotti che escono dalle vostre attività camminano per il mondo intero e lo abbelliscono, rispondendo ai bisogni della gente. L’artigianato è una strada per lavorare, per sviluppare la fantasia, per migliorare gli ambienti, le condizioni di vita, le relazioni. Per questo mi piace pensarvi anche come artigiani di fraternità. La parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,29-37) ci ricorda questo artigianato delle relazioni, del condividere insieme. Il samaritano si è fatto prossimo, si è chinato e ha rialzato l’uomo ferito rimettendolo in piedi e ungendolo di dignità attraverso i gesti della cura. Così «la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune» (Enc. Fratelli tutti, 67). I nostri piedi ci consentono di incontrare molte persone cadute lungo la strada: attraverso il lavoro possiamo permettere loro di camminare con noi. Possiamo diventare compagni di strada, in mezzo alla cultura dell’indifferenza. Ogni volta che facciamo un passo per avvicinarci al fratello, diventiamo artigiani di una nuova umanità.

Vi incoraggio ad essere artigiani di pace in un tempo in cui le guerre mietono vittime e i poveri non trovano ascolto. Le vostre mani, i vostri occhi, i vostri piedi siano segno di un’umanità creativa e generosa. E il vostro cuore sia sempre appassionato della bellezza. Grazie per il bene che realizzate. Vi affido alla protezione di San Giuseppe, che custodisca voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro. Vi benedico di cuore. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!


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